Stanotte ho sognato

Ma non come tutte le altre notti...
Ero nella mia cara e bella Parigi ma senza le luci colorate.
Non c'erano pittori o modelle mezze nude per le strade della città ma in compenso c'era un ragazzo che mi teneva per mano. Uno straniero... non ricordo bene il viso; ma il resto è impresso nella mia mente come l'agitazione e l'ansia che sentivo mentre correvo per tornare indietro al hotel perché c'era qualcosa che mi diceva 'non prendere quella barca che non è la tua'.
Era buio fitto perché si era rotto l'impianto elettrico e a breve avrebbero finito di aggiustarlo, per ripartire per andare a fare una gita.
Non so da quale tasca ho tirato fuori il mio vecchio diario, quello ormai strappato, ma con altre immagini... la maggior parte mie e di un vecchio amico che aveva l'abitudine di esprimersi per disegni più che a parole. Per precisione ce n'era una di me con i capelli arruffati, una vecchia sciarpa a colori acquistata a la Galeries Lafayette e un giubbottino bianco. Esattamente come mi ero vestita 13 anni di notti fa, che porto ancora nel cuore, a Montmartre... quando un giovane pittore mi obbligò a ballare con lui sotto quella notte piena di stelle. Scelse me! Anche se gli gironzolavano decine intorno.
Mi avvicinai quasi imbarazzata e mentre la mano poggiava sulla sua, sotto voce mi parlò in italiano e chiese delle mie origini.
Come per dispetto, era stato nel mio paese natale e mi parlò in shqip dei posti che aveva visitato, di come aveva apprezzato il cibo e il cuore generoso della gente... del calore umano.
Con il petto che batteva come un tamburo e gli occhi di una luce quasi magica, mi teneva stretta e lui come se non volesse lasciarmi andare e mi obbligò a stare ferma per lui per un regalo-ritratto.
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Ma torniamo al sogno... a quella corsa infinita e a me, la tipica ragazza con la testa tra le nuvole, e pezzi di cuore sparpagliati qua e là, in cerca di questo strabenedetto hotel.
Ovviamente entrai in quello sbagliato.
Un classico per me... andare dove mi porta il cuore.
Personale gentile, accogliente e il profumo della colazione nell'aria che mi accarezzava le narici...
Ma com'era possibile se fuori era ancora notte e quel ragazzo mi stava scrivendo un messaggio dicendo che mi stava raggiungendo perché aveva scelto di non partire con quel branco di idioti?!

Vedendo tutta quella gente mangiare senza prendere fiato, ho assaggiato qualcosa. E poi qualcos'altro... frutta e verdura talmente bella che era un peccato persino guardarla.
Presi un frutto e lo tagliai in due per capire perché il gusto non era un gusto. Perché il frutto non era frutto e cos'era quella poltiglia insipida dentro.
Come mai nessuno se ne era accorto?
Come mai nessuno ci faceva caso al fatto che il profumo cambiava una volta tagliato o morsicato?
Sembrava marcire e svanire insieme all'immagine impeccabile delle persone perbene seduti tra i tavoli.
E poi arrivasti tu, a spogliarci di ogni muro e finto buonismo, con il tuo discorso su quante maschere indossiamo per essere accettati dalla società... e come può accettarci se nemmeno noi stessi lo facciamo e fingiamo per sopravvivere un giorno in più?! Come si può vivere e godere della gioia della vita se si è morti dentro?!
Avevi portato delle maglie lunghe in cotone grezzo e quasi sporco da farci indossare e preparato un lungo percorso per insegnarci a far spazio tra gli scheletri del passato per custodire qualcosa di più sacro... come l'accettazione di se stessi, dei nostri angeli e demoni, e a come riempirci di quella cosa chiamata bontà.

Il resto del sogno è qualcosa di difficile da descrivere a parole perché ultraterreno... quindi lo tengo per me ?
Ma oggi sono viva più che mai.
 

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